FAMIGLIA PISCITELLI - Museo dell'artigiano

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FAMIGLIA PISCITELLI

* Notizie Famiglia Piscitelli *
Filippo e Gelsomino
Il padre dei Piscitelli, anch’esso artigiano e figlio di artigiano, era Vincenzo Piscitelli, nato nel 1861 (atto n. 145) e morto negli anni ’30.
Le varie famiglie dei Piscitelli sono state tra le principali ad operare nel settore della lavorazione artigianale dei coltelli.
Tra i tanti, nel museo si ritrovano testimonianze di oggetti prodotti e di attrezzi posseduti dalle famiglie di due Piscitelli, ovvero:
1) Filippo Piscitelli, detto F’l’ppett, il quale nacque nel 1895 (atto n. 123) e morì l’11 aprile 1993 all’età di 97 anni.
2) Altro figlio di Vincenzo, Gelsomino Piscitelli, detto l’Africano, perché il padre era stato militare nella campagna dell’Abissinia.
Entrambi i fratelli Piscitelli erano artisti nella lavorazione dei coltelli da tasca, in coltelli a scatto di vario genere, ma di alto valore erano i servizi di coltelli, forchette e accessori per la tavola. Utensili e dime per costruire questi oggetti si trovano in questo museo.
Questa nobile pratica di produrre servizi per la tavola venne proseguita da due dei figli di Vincenzo: Gelsomino (l’Africano), nato nel 1899 e morto nel 1980 e da Filippetto che aveva una famiglia numerosa (8 figli) ma nessuno proseguì a lungo l’arte del padre.
Si ricorda di Filippetto la sua longevità quando novantenne ancora girava con la sua Cinquecento. Aveva trasferito la sua bottega da corso Garibaldi a via Cirillo dove, anche a tarda età, realizzava lame da tavola e altri oggetti.
Nel museo vi sono due sfogliacarte realizzati nell’anno 1985; uno lo regalò a Liberato Paolucci e fratelli e dopo, l’altro sfogliacarte nello stesso periodo, lo regalò alla Coltelleria Paolucci.
Quando fece il militare partecipò alla campagna di Russia.
Persona molto attiva e lo testimonia l’operosità nel lavoro ma anche le attività collaterali che ebbe, al fine di trovare lavoro per tutta la sua numerosa famiglia.
Difatti negli anni tra il 1941 e 1961 con grande lungimiranza realizzò un cinematografo, ai tempi all’avanguardia. Si ricordano i film dell’epoca come: “Cucciolo”, “Guerra e Pace” (prima versione), “Riso Amaro”, “Zorro”, “Poveri ma Belli”, “Roma Città Aperta”, “Ladri di Biciclette”, “I Miserabili”, “La Monaca di Monza”, “La Ciociara”, “Pane Amore e Fantasia” oltre a numerosi film di Totò.
Nel anni finali il locale lo tenne in funzione il nipote di Filippetto, Vincenzo Piscitelli (l’Africano).
Nel locale dove venivano proiettati i film, nella strada Mario Pagano, transitavano spesso anche compagnie teatrali. Se ne ricorda una in particolare, la famiglia Iacovelli. La compagnia era composta dal marito e la moglie e la madre di lui. La madre e il figlio, teatranti di professione erano bravissimi. La moglie si era dovuta adattare al lavoro del marito. A Frosolone nacque anche un loro figlio, che risulta all’anagrafe, in data 11 ottobre 1954 con nome Pietro Vincenzo Iacovelli.
Sostavano a Frosolone per 4-5 mesi e abitavano in via Garibaldi n. 30, abitazione data in comodato dal proprietario della casa. Vivevano alla giornata e i frosolonesi aiutavano la famiglie portando loro legna e alimenti. Specialmente quando nacque il figlio vi fu una gara di solidarietà.
Nel periodo di sosta a Frosolone il teatro fu attivissimo e il giovedì, il sabato e la domenica i frosolonesi andavano a teatro.
Si servivano di “attori” locali reperendoli tra volontari. Si ricordano Tonino D’Antonio, Guido Verrillo, Ugo Verrillo, Rinaldo Liberatore, Italo Maitino, Liliana Maitino e Diego la Furnarella, ecc.
Si ricordano alcune rappresentazioni: “La fiaccola sotto il moggio”, “La Passione di Cristo”, “La Traviata”.
Liliana Maitino, che tra l’altro recitò ne “La fiaccola sotto il moggio”, era molto brava con una spiccata vocazione nella recitazione.
Il signor Iacovelli la voleva portare a Napoli per farle studiare recitazione ma la madre di lei non volle perché, allora, la recitazione veniva considerato come un mestiere secondario.

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